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Direttiva UE Case Green. C’è chi dice no

L’UE sta lavorando alla proposta di Direttiva per le case Green.

Cosa prevede la Direttiva Case Green?

La nuova proposta di direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici, fa parte del progetto Eu Fit for 55 e in estrema sintesi prevederebbe l’obbligo di alzare almeno di 2 classi l’efficienza energetica degli edifici esistenti entro il 2030. Questo per ridurre le emissioni di CO2 a fronte di un consumo più responsabile. Ciò significa che i proprietari degli immobili dovranno assicurarsi che l’edificio siano efficienti da un punto di vista energetico, riducendo nel contempo le emissioni.

Per raggiungere questo obiettivo, la direttiva prevede la promozione della riqualificazione energetica degli edifici, l’uso di materiali e tecnologie sostenibili, così come la riduzione dei consumi energetici. I proprietari degli edifici dovranno inoltre assicurarsi che le apparecchiature, i materiali ed i sistemi di riscaldamento siano efficienti dal punto di vista energetico.

Nonostante le disposizioni della direttiva siano uguali per tutti gli stati membri, ci sono alcune differenze nella misura in cui queste sono applicate. Ad esempio, alcuni stati possono scegliere di adottare programmi di riqualificazione energetica più ambiziosi, mentre altri possono optare per misure più morbide. Inoltre, alcuni stati possono essere esentati dall’obbligo, a condizione che dimostrino di aver già raggiunto gli obiettivi di efficienza energetica stabiliti dalla direttiva.

Cliccando sul link troverete il testo integrale della proposta

https://www.parryassociati.com/wp-content/uploads/2023/01/A-9-2020-0134_IT-1-1.pdf

Le misure che i proprietari degli edifici possono adottare per raggiungere questo obiettivo possono essere molteplici. Tra queste vi sono: l’installazione di impianti di riscaldamento più efficienti, l’isolamento termico dei muri e dei pavimenti dell’edificio, l’installazione di sistemi di illuminazione efficienti, l’utilizzo di apparecchiature ad alta efficienza energetica, l’installazione di pannelli solari fotovoltaici e l’utilizzo di sistemi di accumulo dell’energia.

Direttiva UE Case Green

Oltre a tutto questo, è da tempo in atto un’opera di sensibilizzazione sul tema del risparmio energetico. I proprietari degli edifici possono anche adottare misure di gestione dell’energia, come la riduzione dell’utilizzo di apparecchiature elettriche quando non sono in uso, l’utilizzo di timer programmabili per le apparecchiature elettriche, l’impostazione di temperature più basse nei periodi di non utilizzo e l’impostazione di temperature più alte nei periodi di utilizzo.

In questo modo, i proprietari degli edifici possono contribuire attivamente alla riduzione delle emissioni di gas serra, contribuendo così a ridurre l’impatto ambientale dell’edificio stesso. Ma purtroppo questo non basta per ridurre sensibilmente le emissioni e per consentire agli stati europei di concorrere al raggiungimento degli obiettivi “net zero emission”.

Cosa ne pensa il governo Italiano?

Il Governo Italiano pur condividendo lo spirito dell’iniziativa legislativa, non sembra favorevole. Il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica ha espresso la posizione del Governo Italiano attraverso un comunicato stampa in cui sottolinea la delicatezza del tema e ribadisce che “gli Stati rimangono liberi di definire la traiettoria nazionale con cui conseguire un obiettivo comune” e che nella stesura della direttiva “nessun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti è previsto al 2030, anno dal quale solo gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero”, mentre per gli edifici residenziali “l’orizzonte è il 2050”.  La proposta di Direttiva sottende infatti, la possibilità di un deprezzamento per gli edifici e le case non a norma entro il 2030.

E gli altri Stakeholder?

La Direttiva Case green è una proposta legislativa che ha incontrato un discreto numero di detrattori. La direttiva è stata accolta da un’ampia gamma di pareri, tra cui quello qualificato della Banca Centrale Europea (BCE). Se da un lato la BCE ha sottolineato una serie di potenziali vantaggi della direttiva, dall’altro teme che essa possa avere un impatto negativo sui bilanci delle banche dell’UE. In particolare, la BCE teme che, se la direttiva non verrà attuata correttamente, le banche potrebbero subire una riduzione del valore degli immobili presenti nei loro bilanci. Questo avrebbe un impatto sicuramente rilevante dal punto di vista economico.

E se invece fosse un’opportunità?

Senza attendere l’approvazione e la trasposizione della Direttiva, potrebbe essere interessante riflettere sull’opportunità di giocare d’anticipo. Far fare il salto delle due classi ad un immobile può essere sicuramente impegnativo. Quali sono gli interventi da prevedere per il salto delle due classi? Nuovi Infissi, nuova porta d’ingresso a elevate prestazioni termiche, cappotto e altre tecniche d’isolamento termico, caldaie di nuova concezione, pannelli solari..Attualmente in Italia abbiamo la possibilità di effettuare tutti questi interventi usufruendo di Bonus importanti: il 50% il 90% (ex 110%). Sebbene non sia particolarmente agevole affrontare l’iter pratico e amministrativo sottostante, va detto che le possibilità per migliorare le condizioni degli immobili, ci sono già.

Cosa servirebbe?

Sono tre gli attori coinvolti in questo processo: i cittadini, i fornitori di opere e servizi, l’amministrazione pubblica. Tutti e tre dovrebbero fare uno sforzo: i cittadini dovrebbero convincersi del fatto che elevare la classe energetica di un immobile vuol dire renderlo più efficiente per un risparmio futuro. I fornitori dovrebbero definire pacchetti e formule più semplici e accattivanti, offrire consulenze personalizzate per garantire la comprensione di tutti gli aspetti rilevanti. Il management pubblico dovrebbe assicurare il controllo di tutti quegli aspetti che, nei mesi scorsi hanno causato molti problemi alla filiera (costo materie prime, crediti incagliati e una gestione della cessione del credito poco lineare)