Il 22 marzo 2023 la Commissione Europea ha pubblicato una nuova proposta di Direttiva sui green claims, ovvero le affermazioni ambientali presenti sulle etichette e nelle pubblicità dei prodotti. L’obiettivo principale della Direttiva è quello di proteggere i consumatori dall’inganno del greenwashing, la pratica di utilizzare affermazioni ambientali esagerate o false per vendere prodotti che in realtà non sono sostenibili.
Cosa prevede la proposta della Commissione
La proposta prevede la definizione di regole rigorose per l’uso dei green claims, al fine di evitare che i consumatori vengano indotti in errore. Ad esempio, le affermazioni ambientali dovranno essere basate su prove scientifiche solide e verificabili, e dovranno essere comparabili con altre affermazioni simili sul mercato. Inoltre, sarà vietato l’uso di affermazioni ambientali generiche o vaghe, come ad esempio “ecologico” o “amico dell’ambiente”.
Perchè questa proposta di Direttiva ?
La Commisisone Europea a Marzo 2021 aveva avviato un’indagine sulla veridicità delle informazioni contenute su un campione di siti di aziende europee.
Dopo uno screening generale la Commissione e le autorità di tutela dei consumatori hanno esaminato in modo più approfondito 344 affermazioni apparentemente dubbie, rilevando che:
in oltre la metà dei casi, l’azienda non aveva fornito ai consumatori informazioni sufficienti per valutare la veridicità dell’affermazione;
nel 37 % dei casi, l’affermazione conteneva formulazioni vaghe e generiche, come “cosciente”, “rispettoso dell’ambiente”, “sostenibile”, miranti a suscitare nei consumatori l’impressione, priva di fondamento, di un prodotto senza impatto negativo sull’ambiente;
inoltre, nel 59 % dei casi, l’azienda non aveva fornito elementi facilmente accessibili a sostegno delle sue affermazioni.
Nel complesso, tenendo conto di vari fattori, nel 42 % dei casi le autorità hanno avuto motivo di ritenere che l’affermazione potesse essere falsa o ingannevole e potesse potenzialmente configurare una pratica commerciale sleale a norma della direttiva sulle pratiche commerciali sleali.
Il risultato dell’Indagine rappresenta uno dei fattori che ha influenzato la Commissione nella scelta di avviare questo nuovo iter.
Ecco il testo integrale della proposta

A lato inquadrando il QR avrete accesso alla pagina del sito della Commissione Europea in cui è pubblicata la proposta di Direttiva. Oppure, più semplicemente clicca qui https://urly.it/3th6a
La proposta prevede inoltre la creazione di un sistema di controllo e di sanzioni a livello europeo per le violazioni delle regole sui green claims. Gli Stati membri dovranno designare le autorità competenti per garantire l’applicazione della Direttiva, e i consumatori potranno segnalare le violazioni tramite un’apposita piattaforma online.
La nuova proposta di Direttiva rappresenta un passo importante nel contrasto al greenwashing. Il greenwashing rappresenta una minaccia per la sostenibilità ambientale e per la fiducia dei consumatori nel mercato. La Commissione Europea invita ora i rappresentanti del settore, gli Stati membri e tutti i cittadini a dare il loro contributo per migliorare la proposta e per garantire che le regole sui green claims diventino uno strumento efficace per promuovere la sostenibilità ambientale e proteggere i consumatori.
Cosa si intende per Greenwashing

Il termine greenwashing si riferisce alla pratica di utilizzare affermazioni ambientali ingannevoli o esagerate per promuovere prodotti o servizi, allo scopo di farli apparire più sostenibili di quanto in realtà siano.
In altre parole, il greenwashing consiste nel presentare un prodotto come ecologico o a basso impatto ambientale, senza che ci sia una reale corrispondenza tra le caratteristiche del prodotto e le affermazioni che vengono fatte.
Il greenwashing rappresenta una minaccia per la sostenibilità ambientale e per la fiducia dei consumatori nel mercato. Infatti, molte aziende utilizzano il greenwashing per attirare l’attenzione dei consumatori, sfruttando la crescente sensibilità ambientale e la domanda di prodotti più sostenibili.
Ma se le affermazioni ambientali non sono basate su fatti concreti e verificabili, i consumatori possono essere indotti in errore e finire per acquistare prodotti che in realtà non sono sostenibili.
In Italia chi vigila sul Greenwashing?
In primo luogo, l’Antitrust è l’autorità italiana che si occupa della tutela dei consumatori e della concorrenza nel mercato. L’Antitrust ha il compito di verificare che le informazioni pubblicitarie siano corrette e non fuorvianti, comprese quelle riguardanti l’impatto ambientale dei prodotti. In caso di infrazioni, l’Antitrust può sanzionare le aziende responsabili e ordinare il ritiro delle pubblicità ingannevoli.
Lo IAP, l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, che fissa le regole per una comunicazione commerciale veritiera, onesta e corretta, all’interno del Codice di autodisciplina ha disciplinato la materia con l’art. 12 recita:
“La comunicazione commerciale che dichiari o evochi benefici di carattere ambientale o ecologico deve basarsi su dati veritieri, pertinenti e scientificamente verificabili. Tale comunicazione deve consentire di comprendere chiaramente a quale aspetto del prodotto o dell’attività pubblicizzata i benefici vantati si riferiscono.”
In caso di violazioni l’Istituto può richiedere il blocco della diffusione del messaggio.
Come riconoscere le pratiche di Greenwashing e fare scelte più consapevoli?
In primo luogo, è importante prestare attenzione alle affermazioni che vengono fatte sul prodotto o sull’azienda. Se le affermazioni sono vaghe o generiche e soprattutto non comprendono fornire informazioni specifiche su come il prodotto o l’azienda sia effettivamente sostenibile, potrebbe essere un segnale di greenwashing.

Un altro segnale di greenwashing può essere l’utilizzo di etichette o certificazioni non verificate o non riconosciute, che creano l’illusione di una sostenibilità che in realtà non esiste. È importante verificare la credibilità delle etichette e delle certificazioni, ad esempio controllando se sono riconosciute a livello internazionale o se sono state rilasciate da organismi indipendenti e credibili.
Infine, è importante tenere presente che la sostenibilità non riguarda solo il prodotto o l’azienda, ma anche tutto il ciclo di vita del prodotto, dalla produzione al consumo e alla fine della vita utile. Un prodotto che è presentato come sostenibile ma che ha un’impronta ambientale negativa durante la produzione o il trasporto potrebbe essere un esempio di greenwashing.
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